Reimpostare la discussione sul clima

La crisi economica in cui siamo precipitati, causata dal blocco a più riprese dell’estrazione del gas sul suolo nazionale e aggravata dal recente aumento dei prezzi dell’energia, dura ormai da moltissimo tempo. La disoccupazione è raddoppiata, con dati devastanti per quanto riguarda i giovani: un terzo sono disoccupati, il 50% nel Meridione.
Questa politica energetica, che ha combattuto tutte le fonti di energia affidabili e ha preteso di sostituirle con le “rinnovabili”, è stata giustificata con l’esigenza di impedire il surriscaldamento del pianeta.
Tutto parte dall’ipotesi che la crescita economica aumenti il fabbisogno di energia, il quale determina un aumento del consumo dei combustibili fossili che a sua volta fa aumentare le emissioni di anidride carbonica. La conclusione è che, per salvare il pianeta, sia necessario fermare la crescita economica e sostituire i combustibili fossili con le “energie alternative”.
Però non è vero che la crescita economica aumenta inevitabilmente il consumo di energia. Infatti quando la produzione dei beni materiali viene sostituita dai servizi, come è successo da noi dopo la fine del boom economico, i consumi di energia possono anche diminuire.
Ugualmente non è vero che se aumentano i consumi di energia, devono aumentare per forza le emissioni di anidride carbonica. Infatti se aumenta l’efficienza, per esempio con le centrali a turbogas, o se produciamo l’energia elettrica con le centrali nucleari che non consumano combustibili fossili, le emissioni di anidride carbonica possono addirittura crollare.
Infine non è vero che le energie alternative fanno diminuire le emissioni di anidride carbonica, perché semplicemente non sono in grado di sostituire né le centrali elettriche né i combustibili fossili.

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