CAMBIARE LE POLITICHE AMBIENTALI

I paesi occidentali, ricchi e democratici, hanno un grosso problema. Da molti anni stanno impedendo le soluzioni più efficaci per i principali problemi di oggi, a partire da quello strategico dell’energia. Inoltre stanno cercando di impedire lo sviluppo dei paesi più poveri.
Hanno proibito l’energia nucleare, che è la fonte di energia ideale, fino al punto da chiudere delle centrali nucleari già costruite, che hanno sostituito con il metano e persino con il carbone. Inoltre l’Italia ha chiuso per ben due volte i suoi impianti di estrazione del gas naturale, che ha sostituito con del metano importato dall’estero. L’Europa e l’America hanno lasciato che la Cina monopolizzasse le tecnologie delle auto elettriche, cosa che ne sta ritardando la diffusione in tutto il mondo. Quasi tutti hanno rinunciato al teleriscaldamento che, sfruttando una risorsa già esistente, farebbe risparmiare la maggior parte del metano che usiamo in inverno per scaldare le nostre abitazioni. Infine i paesi più sviluppati hanno investito delle risorse immense nelle “energie alternative”, che però non potranno mai sostituire le né le centrali elettriche né i combustibili fossili.
Queste politiche così dannose per l’economia e in definitiva per la società civile sono state fortemente volute dai governi di sinistra, mentre le forze politiche del fronte opposto non hanno fatto quasi nulla per impedirle.
Ma perché qualcuno pensa che bisogna indebolire l’economia? Perché l’ideologia marxista accusa la società moderna, che definisce “capitalista”, di essere la causa delle ingiustizie e delle disparità sociali e che debba essere combattuta in tutti i modi possibili. E i partiti che si rifanno a questa ideologia sono riusciti a monopolizzare i temi ambientali, che hanno strumentalizzato per giustificare delle decisioni studiate apposta per fare il massimo danno alle economie dei paesi “capitalisti”.
Eppure la società moderna non è la causa di ogni male, ma l’unica sostenibile sul piano sociale mai comparsa nella storia umana. Inoltre, nonostante che possa sembrare il contrario, essa è anche l’unica sostenibile sul piano ambientale. E sostenibile lo sarebbe ancora di più se potessimo usare le soluzioni migliori che abbiamo per i principali problemi di oggi.


Le false alternative al problema strategico dell’energia.
Qualche tempo fa l’Europa ha cercato di costringere le famiglie italiane a ricoprire il tetto delle loro case con dei pannelli fotovoltaici, ma il governo (di destra) ha sventato questa manovra. Vengono i brividi a pensare cosa sarebbe successo se ci fosse stato un governo di sinistra: le famiglie, già provate da anni di crisi economica, avrebbero dovuto sostenere anche questo ingentissimo costo. Un costo oltretutto inutile perché, per fabbricare questi impianti, bisogna spendere più energia di quella che essi produrranno durante tutta la loro vita (informazione tratta dal libro “Il caso Terra” di Paolo Saraceno - Mursia editore 2007 - pag. 216).
Nello stesso tempo c’è il totale disinteresse per il teleriscaldamento, cioè per l’uso del calore di scarto delle centrali elettriche per scaldare case e uffici in invero, che farebbe risparmiare, questo sì, molto gas metano che per di più è d’importazione.
Innumerevoli campagne di disinformazione, quasi mai contrastate, hanno convinto l’opinione pubblica che le centrali nucleari e le scorie radioattive siano il diavolo in persona. In realtà i danni per l’ambiente e per la salute delle persone sono causati dai combustibili fossili e non dall’energia nucleare, che è di gran lunga la fonte di energia più economica, più pulita e più sicura che esista (vedi l’articolo “Energia nucleare pulita e sicura”).
Le stesse interminabili campagne mediatiche, a volte finanziate dalle multinazionali dei combustibili fossili, hanno convinto la gente che gli impianti eolici e fotovoltaici possano sostituire le normali centrali elettriche. In realtà queste fonti “alternative”, oltre ai loro costi esorbitanti, sono discontinue e imprevedibili, deturpano grandi superfici di territorio e non sono affatto in grado di sostituire le centrali elettriche (vedi l’articolo “La costosa follia delle energie alternative”).
Per esempio la Germania, pur avendo installato impianti eolici per una potenza nominale di 410 GW e un costo superiore ai 600 miliardi di Euro, non è riuscita a sostituire le 19 centrali nucleari che ha chiuso (forse per una potenza di 19 GW), tanto che ha riaperto le sue miniere di carbone e ne sta importando anche dal Sud Africa.
Inoltre i governi italiani di sinistra hanno chiuso per ben due volte gli impianti di estrazione del gas sul suolo nazionale, evidentemente allo scopo di costringerci a comprarlo dalle multinazionali straniere o da un dittatore guerrafondaio. Invece di puntare all’autonomia energetica per diminuire l’impoverimento del sistema paese, hanno aumentato il più possibile le nostre importazioni di energia, e questo senza che nessuno abbia cercato di impedirlo. Eppure anche dall’opposizione si può fare molto: per esempio tenere informata l’opinione pubblica.
Con questa politica, che ha rifiutato l’energia nucleare, che ha aumentato il più possibile la nostra dipendenza energetica e che ha buttato risorse immense nelle energie alternative, l’Italia si è impoverita al punto da diventare un paese di serie B.


Impedire le soluzioni e combattere lo sviluppo.
Però non c’è solo la politica energetica. Un altro cavallo di battaglia della sinistra è l’ostilità all’ingegneria genetica applicata all’agricoltura. E anche in questo caso non c’è stata da parte delle altre forze politiche alcuna opposizione, con la conseguenza che l’Italia è diventata il paese anti ogm più fondamentalista del mondo.
Eppure, così come per il nucleare, anche per questa proibizione non ci sono giustificazioni scientifiche. Infatti in quasi 35 anni le piante geneticamente modificate per resistere ai parassiti non hanno mai provocato danni alla salute delle persone o all’ambiente. E non ci sono nemmeno motivi per pensare che ce ne possano essere. Però la conseguenza è che stiamo costringendo gli agricoltori a spargere nei campi grandi quantità di pesticidi che uccidono miliardi di insetti e che aumentano anche i costi delle derrate agricole. E anche questo danno ambientale viene poi imputato all’agricoltura moderna.
E’ la follia del principio di precauzione: per evitare un rischio microscopico o inesistente vengono imposti alla società e all’ambiente dei danni certi ed evidentissimi di qualche altro tipo. E per gli anti nucleari e gli anti ogm gli argomenti scientifici non hanno alcun valore: è come discutere con chi rifiuta i vaccini (vedi gli articoli “Piante geneticamente modificatee “Dall'ingegneria all'editing genetico”).
Infine c’è il totale disinteresse per le tecnologie emergenti. Per esempio per le auto elettriche che farebbero crollare i consumi delle quattro ruote a circa un decimo. Un disinteresse che ha fatto sì che la Cina abbia ottenuto il quasi monopolio nel campo delle batterie, fattore che sta ritardando di anni la diffusione dei veicoli elettrici. Ma anche il disinteresse per la tecnologia ormai matura della moltiplicazione delle cellule staminali in coltura (carne sintetica) che potrebbe diminuire la pressione della pesca sugli ecosistemi marini.
Infine l’Europa, l’America e le massime istituzioni internazionali da molti anni stanno cercando di impedire lo sviluppo dei paesi più poveri, che non dovrebbero usare i combustibili fossili, che non dovrebbero costruire strade, autostrade, ferrovie, dighe e fabbriche. Che dovrebbero saltare l’industrializzazione e passare da subito alle costosissime e inutili energie alternative. E anche qui le forze politiche alternative alla sinistra si sono disinteressate della questione, forse perché i paesi più poveri del mondo sembrano poco importanti.


La condanna anti storica della società moderna.
Ma per quale motivo metà della politica italiana lavora per fare il massimo danno all’economia, alla società civile e anche all’ambiente, mentre l’altra metà non fa quasi nulla per impedirlo?
Essere di sinistra vuol dire essere marxisti e condividere la convinzione che la società moderna, capitalista, sia la causa delle ingiustizie sociali.
In realtà sia la povertà estrema che le disparità sociali infinite di tutte le altre epoche sono un’eredità del passato. Sono la nostra eredità ancestrale, quando la lunghezza media della vita era di 24 anni e la grande maggioranza della gente viveva in uno stato di schiavitù di nome o di fatto. E sia la miseria che le profonde disparità sociali erano causate dalla crescita demografica esponenziale, che le rendeva entrambe inevitabili. Invece è stata la società moderna a migliorare la qualità della vita al punto che la sua lunghezza in media mondiale è triplicata, che ha abolito la schiavitù e che oggi sta mettendo sotto controllo la crescita demografica anche su scala globale.
Quindi il marxismo rovescia la realtà storica e, con il pretesto della giustizia sociale, sta combattendo l’unico modello sostenibile sul piano sociale mai comparso nella storia umana. Dopo il crollo dell’Unione sovietica ci si sarebbe aspettati che questa ideologia sarebbe passata di moda. Invece nei decenni successivi essa si è diffusa in maniera pervasiva proprio nei paesi più sviluppati.
Poi, quando l’opinione pubblica dei paesi ricchi ha cominciato a preoccuparsi dell’ambiente il mondo della sinistra, e senza che nessuno abbia cercato di impedirlo, ha monopolizzato i temi ambientali, che oggi strumentalizza per imporre delle politiche punitive per l’economia e la società civile. Eppure, contrariamente a quello che molti pensano, la società moderna è anche l’unica sostenibile sul piano ambientale.
La povertà è la mancata soddisfazione dei bisogni primari (cibo, abitazione ecc.), e la si può sconfiggere solo aumentando i consumi pro capite. Ma per aumentare i consumi bisogna per forza aumentare la produzione dei beni.
Inoltre per raggiungere la stabilità demografica, che è l’unica vera causa della povertà, bisogna passare attraverso la transizione demografica che moltiplica la popolazione iniziale di 7 o 8 volte. Infatti prima diminuisce la mortalità e solo in un secondo tempo la natalità, con la conseguenza di un boom demografico.
Quindi per sconfiggere la povertà non bisogna solo aumentare i consumi pro capite di diverse volte; bisogna anche moltiplicarli per altre 7 o 8 volte. La produzione dei beni deve quindi aumentare di alcune decine di volte con la conseguenza di un forte aumento dell’impatto ambientale.
Per questo molti pensano che la società moderna non sia sostenibile. Ma la vera causa di questi danni ambientali è la crescita demografica esponenziale di tutte le altre epoche. Una crescita demografica che proprio la società moderna sta mettendo sotto controllo. Quindi la società in cui viviamo non è la causa dei problemi ambientali, ma la soluzione!
Anche perché, una volta soddisfatti i bisogni primari, la produzione dei beni che servono a soddisfarli comincia a diminuire per essere sostituita in misura crescente dai servizi, che sono beni immateriali con impatto ambientale minimo. Tanto che le economie dei paesi più sviluppati sono oggi per tre quarti economie di servizi. Inoltre i beni materiali di cui abbiamo bisogno li produciamo con sempre maggiore efficienza, cioè consumando sempre meno risorse naturali, che è quello che conta. Infine, una volta soddisfatti i bisogni primari, emergono dei bisogni più sofisticati, tra cui quello di tutelare l’ambiente. E la società moderna è anche l’unica che si preoccupa dell’ambiente. Ma è proprio questa nuova sensibilità ambientale che la sinistra marxista strumentalizza per giustificare delle politiche che hanno il solo scopo di fare il massimo danno alla società civile!


Tutti contro la società moderna.
Un esempio della condanna preconcetta della società moderna, o del luogo comune secondo il quale la società in cui viviamo sarebbe la fonte di ogni male, lo troviamo nel libro “Anomalie cosmiche” dello scienziato francese Aurélien Barrau. Un libro sicuramente interessante, perché analizza le questioni irrisolte dei vari “modelli standard” della fisica dell’estremamente piccolo e dell’estremamente grande.
Ma nel primo capitolo c’è una tirata contro la società moderna, che non c’entra nulla con il contenuto del libro e che non ha niente di scientifico. Vale la pena riportare integralmente il testo che si può leggere a pag. 15.


Il nostro è un tempo critico. Lo è, con ogni evidenza, perché è cominciata la sesta estinzione di massa della vita sulla Terra. Una catastrofe di cui siamo noi i colpevoli e di cui presto saremo le vittime. Più della metà della popolazione di animali selvatici è stata sradicata nel corso di qualche decennio, più della metà degli insetti nel corso di qualche anno, più della metà degli alberi in qualche millennio. Un milione di specie minacciate di estinzione a breve termine, l’ONU evoca una situazione di “rischio esistenziale diretto”. Tuttavia, è palese, c’è poco da fare: l’umanità occidentale non desidera rivedere i suoi valori e sceglie di sacrificare la Vita piuttosto che ripensare il modo di abitare lo spazio. E’, si potrebbe dire, un meta dramma troppo spesso ristretto alle sole dimensioni “inquinamento” o “riscaldamento climatico”, mentre in realtà attiene a un fallimento assiologico radicale e sistematico. Con le buone o con le cattive, è inevitabile, impareremo molto presto che non si scherza impunemente con le leggi della natura. Né con le forze ancestrali delle nostre culture.


E a pag. 173 in un nota: Questa scoperta riguarda solo i paesi ricchi che stanno prendendo coscienza della fragilità delle loro costruzioni di fronte al collasso che necessariamente subiranno.
Numerose altre culture, vittime del colonialismo e di violenze sistematiche, conoscono da lungo tempo questa condizione di precarietà generalizzata.


Il tempo critico, ovviamente, è quello “dell’umanità occidentale”, che è da ogni punto di vista insostenibile e che è destinata a crollare, e molti lavorano attivamente perché questa previsione si avveri. Mentre gli eletti che si salveranno sono le altre culture, vittime del colonialismo e di violenze sistematiche, che sono già abituate a questa condizione di precarietà.
Quindi il mondo ideale sarebbe quello della miseria assoluta e disparità sociali infinite, e anche della precarietà, di tutte le altre epoche. Che avevano però una causa precisa che non c’entra niente con il capitalismo: la crescita demografica esponenziale.
In realtà è proprio la condanna del modello “occidentale” che ha peggiorato le condizioni di vita della gente comune in molti paesi e che ha ritardato di oltre trent’anni la corsa dell’Africa per sfuggire alla povertà. Prima con le dittature militari marxiste-leniniste che hanno prodotto solo catastrofi, e poi con le politiche anti sviluppo dell’Europa, dell’America e delle massime istituzioni internazionali (vedi l’art. “Lo sviluppo dell’Africa”).
E per quanto riguarda l’ambiente, l’unica vera condizione della sostenibilità è sempre l’equilibrio demografico, e la società moderna è l’unica nella Storia che lo sta raggiungendo.
Infine, per quanto riguarda il riscaldamento globale, proprio chi combatte la società moderna ha voluto negare il ruolo del sole (che invece è il fattore principale che determina il clima terrestre), che è stato sostituito dall’anidride carbonica di origine antropica! (vedi l’articolo Reimpostare la discussione sul clima).
Infine è strano che uno scienziato “occidentale” non si sia accorto che nei paesi più sviluppati sono crollate le emissioni di tutti i principali inquinati, sono raddoppiate le superfici forestali ed è tornata la fauna selvatica (che era stata cacciata fino all’estinzione da un’umanità molto meno numerosa, ma sempre povera e affamata). E la situazione sarebbe ancora migliore se proprio chi lancia queste accuse non avesse impedito le soluzioni migliori che abbiamo per tutti i principali problemi di oggi.


I danni per la società civile.
E’ già molto difficile conciliare l’interesse comune con gli interessi egoistici divergenti delle persone o delle diverse componenti sociali, che è la condizione per l’esistenza stessa di una società. Di qualsiasi società, comprese quelle animali.
Ma in Italia, fin dall’inizio della storia della Repubblica, abbiamo aggiunto alle difficoltà fisiologiche di ogni società i danni causati dall’ideologia marxista.
L’Italia aveva il più grosso partito comunista del mondo libero, che era anche quello che riceveva i più grossi finanziamenti dall’Unione sovietica per la sua propaganda. E adesso possiamo vedere cosa c’era dietro l’Unione sovietica: lo stesso apparato burocratico militare che ha soffocato la democrazia in Russia e che ha voluto la guerra contro l’Ucraina!
In Italia la guerra alla società capitalista ha fatto danni tali da trasformarci in un paese di serie B. Il Nostro avrebbe potuto essere il paese più prospero e sviluppato del mondo, e invece questa guerra insensata ha aggravato le disparità sociali e ha gravemente peggiorato le condizioni di vita della gente comune.
La debolezza dell’economia si traduce nella difficoltà per molti giovani di trovare un lavoro e una casa, che a sua volta è la condizione per mettere su famiglia. E l’impossibilità di mettere su famiglia a sua volta è la causa di un preoccupante crollo della natalità. E non è sufficiente incentivare le famiglie con un contributo economico, che pure è opportuno. Bisogna affrontare il problema a monte. Bisogna rendere l’economia più prospera in modo che possa creare più posti di lavoro.
La cosa che interessa di più alle famiglie è “sistemare” i figli. Ma molte da sole non sono in grado di aiutarli. Questo quindi dovrebbe essere il principale obiettivo della politica: rendere più prospera l’economia perché possa creare più posti di lavoro, che è l’esatto contrario del clientelismo.
Invece da molti anni, con dei falsi pretesti ambientali, molti governi e l’Europa stanno facendo di tutto per creare delle difficoltà alla nostra economia, per esempio aumentando il costo dell’energia e la nostra dipendenza energetica, invece di fare il contrario. Una delle strategie è anche quella di sollevare continuamente dei problemi minori, per poi avere mano libera nelle questioni più importanti.


Le responsabilità delle altre forze politiche.
D’altra parte se la sinistra è riuscita a fare così tanti danni alla nostra società, la responsabilità è anche delle altre forze politiche. Se la sinistra ha potuto monopolizzare i temi sociali e ambientali e imporre la sua visione anti storica, è anche colpa delle forze politiche del fronte opposto che non hanno fatto quasi nulla per impedirlo.
Oggi esse non possono più trascurare i temi dell’ambiente e dello sviluppo. Però per farlo bisogna partire da un’analisi basata sui dati storici, economici e scientifici, abbandonando l’ideologica inventata dalla sinistra.
E un’analisi basata sui dati della realtà oggi esiste. Ha richiesto molti anni di lavoro ed è stata pubblicata sul sito di Ecofantascienza. Essa contiene anche una ricostruzione del particolare percorso che ha portato l’Europa a inventare la società moderna, il modello economico sociale che oggi è diffuso in quasi tutto il mondo.
Questa stessa analisi, però, deve essere fatta propria anche dalla sinistra.
La sinistra deve avere l’onestà di ammettere che i presupposti ideologici del marxismo sono smentiti da tutti i dati storici che possediamo. La società moderna, è meglio chiamarla così piuttosto che capitalista, non è la causa di ogni male, ma la soluzione sia dei problemi sia sociali che ambientali. Per di più è difficile credere che chi vota per la sinistra voglia davvero questa guerra senza fine contro la società stessa in cui tutti viviamo.
Se gli obiettivi della sinistra sono la giustizia sociale e la tutela dell’ambiente, essa deve lavorare per questo e non per l’obiettivo opposto. Per il progresso e non contro il progresso.


Abbiamo già le soluzioni per i principali problemi di oggi.
Possiamo solo immaginare cosa diventerebbe il mondo se adottassimo le soluzioni che già abbiamo, invece di ostacolarle o impedirle.
Con le centrali nucleari potremmo produrre tutta l’energia di cui abbiamo bisogno in totale sicurezza, a costi molto bassi, senza inquinare e senza dover importare dei combustibili fossili.
Anche quello delle scorie radioattive è un problema minore e facilmente gestibile. Per di più i nuovi reattori nucleari, in fase di sviluppo proprio in Italia, useranno come combustibile le attuali scorie radioattive e le consumeranno completamente. Già adesso l’energia nucleare è quella più conveniente sul piano economico, e con i reattori di IV generazione lo sarà ancora molto di più. E se vogliamo che l’economia sia prospera, dobbiamo diminuire il costo dell’energia, non aumentarlo!
Questo esclude la fusione nucleare perché, oltre ad altri problemi, essa aumenterebbe il costo dell’energia di decine di volte. Infine l’energia nucleare ci renderebbe autonomi dal punto di vista energetico, invece di fare il contrario come i governi che hanno chiuso per ben due volte i nostri impianti per l’estrazione del gas.
Le auto elettriche farebbero crollare i consumi di energia delle quattro ruote ad un decimo dei valori attuali. Infine il teleriscaldamento e il basso costo dell’energia nucleare risolverebbero anche il problema del riscaldamento invernale. A questo punto a cosa si ridurrebbe il consumo dei combustibili fossili?
Così potremmo abolire anche le assurde imposizioni alle famiglie su come devono riscaldare la loro casa. Poi potremmo eliminare i contributi diretti e indiretti alle energie alternative, risparmiando così molti altri soldi.
Con le piante geneticamente modificate faremmo crollare il consumo dei pesticidi, abbassando anche il costo delle derrate agricole.
Infine, e di questo ancora la politica non si è occupata, la scienza moderna ha trovato la soluzione anche al problema delle cosiddette “malattie del benessere” che oggi sono le più diffuse: cardiopatie, cancro, obesità, diabete, osteoporosi e tante altre.
La soluzione è semplice, è sostenuta da una montagna di prove scientifiche ed è una scoperta importante quanto quelle dei vaccini e degli antibiotici.
Per prevenire “tutte” le malattie degenerative e in diversi casi farle regredire, la ricetta è: diminuire il consumo delle proteine animali e aumentare quello della frutta, della verdura, dei cereali e dei legumi, che devono essere integri o integrali. Una soluzione che fa bene anche all’ambiente perché, per produrre carne, latte e latticini, per non parlare del pesce, bisogna esercitare un impatto ambientale da cinque a dieci volte superiore rispetto ai vegetali. E così anche il problema ambientale della produzione del cibo si sgonfierebbe (vedi l’articolo The China study).


I paesi “occidentali” hanno un grande problema: un’ideologia che ci impedisce di usare le tecnologie più efficaci per i principali problemi di oggi. Questa ideologia fallimentare deve essere sostituita da un’analisi del tema ambiente e sviluppo basata sui dati storici, economici e scientifici. Così potremo rendere le economie dei paesi sviluppati e degli emergenti sempre più prospere e sostenibili.
E’ davvero necessario cambiare le politiche ambientali di questi anni.