DESTRA E SINISTRA?
L’errore storico del marxismo.
Al centro del tema ambiente e sviluppo c’è il nostro giudizio sulla società moderna, che non è la causa della povertà e delle ingiustizie sociali come pretende il marxismo, ma al contrario l’unico rimedio.
Marx non ha capito la crescita economica moderna e il lavoro di economisti come Adam Smith e David Ricardo, i quali hanno dimostrato i vantaggi della specializzazione produttiva e del commercio.
Marx afferma, senza però dimostrare nulla, che c’è una contrapposizione di interessi tra i “capitalisti” che li sfruttano e i lavoratori che vengono sfruttati, e accusa la società moderna - capitalista di essere la causa delle ingiustizie sociali.
In realtà i capitalisti, che sarebbe meglio chiamare imprenditori, svolgono un ruolo fondamentale per l’economia e per la creazione dei posti di lavoro, perché sono pochi quelli che riescono ad inventarsi dei beni e dei servizi e ad organizzarne la produzione e la vendita in un mercato competitivo (cosa che non riesce a fare uno stato sovietico).
E non è nemmeno vero che c’è un radicale contrasto di interessi tra imprenditori e lavoratori come in natura tra predatori e prede, perché ci deve sempre essere equilibrio tra la produttività e quello che l’imprenditore spende per il lavoro e gli altri strumenti della produzione. Un imprenditore non può pagare né molto di più né molto di meno per i vari fattori della produzione rispetto alla produttività, che siano macchinari o forza lavoro, perché in ambedue i casi andrebbe fuori mercato e sarebbe costretto a chiudere. Questo significa che tutte e due le parti hanno un fondamentale interesse a collaborare per aumentare la produttività, che è anche l’unica condizione per aumentare sia i profitti dell’imprenditore che le retribuzioni (reali) dei lavoratori dipendenti.
Eppure il marxismo ha avuto una grande fortuna perché anche nella nostra società di ingiustizie ce ne sono molte e viene naturale accusare i più ricchi di esserne la causa. Però per rendere la società più giusta non dobbiamo combattere la società moderna in quanto tale, che invece è la soluzione, ma cercare di risolverne i problemi.
La strumentalizzazione dei temi ambientali.
L’ampia analisi del tema ambiente e sviluppo presentata in questo sito ha dimostrato che la società moderna è l’unica sostenibile sia sul piano sociale che ambientale mai comparsa nella storia umana. Negli ultimi due secoli essa ha abolito la schiavitù, ha diffuso la democrazia e ha triplicato su scala mondiale la lunghezza media della vita, cosa che implica un enorme miglioramento della sua qualità.
La società moderna ci ha anche regalato un enorme aumento della conoscenza che abbiamo del mondo: della natura, di noi stessi e dell’universo. Anche per questo è difficile per noi oggi immaginare le condizioni di vita, molto peggiori delle nostre, anche solo di pochi secoli fa (vedi per esempio la pagina “La scienza prima di Galilei e Newton”).
Infine la società in cui viviamo, contrariamente a quello che molti pensano, è anche l’unica sostenibile sul piano ambientale, e lo sarebbe ancora di più se le soluzioni migliori che abbiamo non fossero state ostacolate o impedite per non fare dei regali alla società capitalista.
Durante la fase di crescita che porta dalla povertà al benessere aumenta, e anche molto, la produzione dei beni materiali e con essa l’impatto ambientale. Per questo molti pensano che la società in cui viviamo non sia sostenibile. Ma questi danni possono essere considerati un’eredità del passato, cioè di società che erano sempre in crescita demografica esponenziale e che producevano i loro beni in maniera altamente inefficiente. Ad essere sostenibili invece, per i motivi opposti, sono le società sviluppate, sia perché sono le uniche che non sono più in crescita demografica sia perché, raggiunti i limiti del mercato, la produzione dei beni materiali smette di aumentare e si assesta su livelli più bassi. I beni di cui abbiamo bisogno, poi, li produciamo in maniera sempre più efficiente, cioè consumando sempre meno risorse naturali. Infine la società moderna, dato che ha già soddisfatto i bisogni primari, è anche l’unica interessata alla tutela dell’ambiente.
Per quanto riguarda invece i paesi emergenti, essi stanno crescendo a ritmi che sono persino superiori a quelli del boom economico italiano degli anni ‘50 e ‘60 e anche le loro economie si stanno orientando sempre di più sui servizi. Stanno anche raggiungendo la stabilità demografica, perché è dalla metà degli anni ’90 che in media mondiale il numero di nuovi nati si è stabilizzato.
Oggi le attività umane vengono sistematicamente messe sotto accusa, mentre la natura è stata idealizzata al punto che spesso si sente dire che essa è buona mentre la società umana è cattiva perché è quella che ha inventato la guerra. In realtà la natura è crudele e spietata quanto lo sono le guerre, ma la società moderna, non più in crescita demografica e con un’economia che per funzionare ha bisogno di libertà, pace e sicurezza, è l’unica nella Storia ad avere abolito la guerra.
Purtroppo di guerre ce ne sono ancora, ma a volerle sono proprio i paesi più lontani dalla società moderna o che addirittura la combattono. Come il fascismo che inveiva contro le “plutocrazie” (o regimi del denaro); in realtà democrazie che avevano raggiunto il loro più alto tenore di vita con una pacifica crescita economica. Oppure come la Russia di Putin che si sente in guerra contro “il nuovo ordine mondiale” e che per questo da anni sta finanziando e armando tutti i dittatori, le bande criminali e i terroristi del mondo.
Ma poi di quale ordine stiamo parlando? Sono i dati dell’ONU a dirci che nell’ultimo mezzo secolo tutti gli indicatori globali dello sviluppo hanno conosciuto uno straordinario miglioramento e questo è avvenuto perché quasi tutto il mondo ha adottato la società moderna e sta uscendo velocemente dalla povertà. Se è questo il nuovo ordine mondiale, ben venga!
Perché dovremmo combattere, con dei pretesti ambientali e buonisti, una società libera, prospera e pacifica, non più in crescita demografica, che consuma sempre meno risorse naturali e che è anche l’unica che si preoccupa dell’ambiente?
Destra o sinistra?
La guerra contro la società moderna viene condotta dalle forze che si ispirano all’ideologia marxista. Questo però che cosa significa, che dovremmo votare tutti per la destra?
A dire la verità ci sono due tipi di destre. Innanzi tutto c’è la destra tradizionale, che non è altro che l’espressione delle vecchie classi dominanti, cioè delle monarchie e della classe nobile e, in tempi più recenti, delle dittature. E poi c’è la destra liberale, che è essa pure un’elite economica e politica, che però si contrappone alle monarchie e alle dittature perché si fonda sui valori della società moderna, che sono la rivoluzione scientifica e tecnologica, l’economia di mercato, la libertà e la democrazia. Ma anche sull’attività imprenditoriale nel contesto dell’economia di mercato e dello stato di diritto, invece che sui privilegi di nascita e la rendita fondiaria. Queste due destre sono tra loro incompatibili, anche se sono entrambe opposte alla sinistra.
La storia di Ferrara ci può insegnare qualcosa.
Per esempio se leggiamo l’Istoria di Ferrara di Girolamo Baruffaldi (1675 – 1753) che copre il periodo che va dall’anno 1655 all’anno 1700, possiamo toccare con mano questa differenza. Nel 1598 gli Este se ne erano andati da Ferrara per essere sostituiti dallo Stato della Chiesa e dai legati pontifici. Il potere era nelle mani delle famiglie nobili e dell’alto clero, che erano i soli che possedevano la terra, la principale e quasi unica fonte di reddito.
Questa era la situazione anche nell’epoca romana, quando le attività artigianali e il commercio erano all’ultimo posto della scala sociale. All’inizio del secondo impero Diocleziano creò le corporazioni di arti e mestieri, allo scopo di rendere gli appartenenti a queste categorie solidali nel pagamento delle tasse.
Poi con la fine dell’impero romano crollò l’intera società civile e nei secoli bui del Medioevo la Chiesa e le corporazioni furono le uniche istituzioni cittadine che riuscirono a sopravvivere.
Nella città le corporazioni presero il controllo della politica: è l’epoca dei Comuni che si autodefinivano repubbliche perché le loro istituzioni di governo si ispiravano a quelle della repubblica romana. Nelle campagne vigeva invece il diritto feudale, dato che erano i nobili a possedere la terra.
In Italia ai Comuni subentrarono le Signorie che, come quella degli Este a Ferrara, cercavano di accumulare ricchezza, potere e tesori. Però per lo più esse conservarono le istituzioni amministrative comunali e sostennero le attività economiche cittadine, perché avevano capito che avrebbero potuto ottenere di più dai dazi e dalle tasse.
Con questa politica la città di Ferrara, che controllava le vie di commercio fluviali della Pianura Padana prima del loro sbocco in mare, raggiunse una relativa prosperità e crebbe di dimensioni. Però siamo ancora molto lontani dalla società moderna, perché mancavano le tecnologie di oggi e delle adeguate fonti di energia,
e la grande maggioranza della popolazione rimaneva molto povera.
Gli Este e la stessa città di Ferrara accumularono immensi tesori e collezioni d’arte, anche se alla fine questo patrimonio andò quasi tutto distrutto o disperso. E anche i monumenti più importanti nel corso dei secoli sono andati perduti (quasi tutti) o sono stati gravemente manomessi.
Quando lo Stato della Chiesa sostituì la signoria degli Este, mantenne le istituzioni cittadine dell’epoca comunale, ma era meno interessato alle attività artigianali e al commercio, che erano considerate di importanza minore rispetto all’agricoltura dalla quale i nobili e l’alto clero ottenevano le loro rendite. E gli artigiani, come nell’epoca romana, erano di nuovo finiti all’ultimo posto della scala sociale.
Le difficoltà dell’economia erano aggravate dal clima molto rigido. Nella seconda metà del Seicento siamo nel culmine della “piccola glaciazione” e spesso il Po, il Reno e i fiumi della Romagna esondavano perché in inverno faceva molto freddo, nelle montagne si accumulava tantissima neve, che poi tra aprile e giugno si scioglieva e andava ad aggiungersi alle piogge primaverili, come racconta il Baruffaldi a pag. 274 e 425 della sua Istoria.
Per questo lo Stato della Chiesa faceva tutto quello che poteva per rafforzare gli argini dei fiumi, anche se con scarsi risultati, mentre ci vollero decenni prima che lo stato pontificio trovasse le risorse per lo scavo del Po di Volano, un canale che collega il Po Grande al mare passando per Ferrara, che si era interrato e non era più navigabile. L’interruzione della navigazione aveva creato enormi difficoltà all’economia cittadina. Per tutti questi motivi la situazione peggiorò al punto che, come ci racconta il Baruffaldi a pag. 196 dell’Istoria, la popolazione al tempo degli ultimi principi estensi era due terzi più numerosa che nella sua epoca (il che equivale a dire che nel primo secolo di dominio dei Papa – Re, la popolazione di Ferrara era diminuita del 40%).
La miseria era sotto gli occhi di tutti, ma gli unici rimedi conosciuti erano le funzioni religiose e le elemosine. I buoni sentimenti sono sempre importanti, però con le elemosine il volume dell’economia non aumenta e, tenendo conto della crescita demografica, la povertà non può diminuire.
In questo contesto i nobili, che spesso disponevano di grossi capitali, li impiegavano per consumi di lusso, per costruire chiese e palazzi o per organizzare spettacoli teatrali e tornei cavallereschi, a volte con macchine sceniche costosissime, allo scopo di aumentare il loro prestigio e ottenere altri privilegi. E questo anche quando la gente moriva di fame o di freddo.
Con la diminuzione dei suoi abitanti anche il centro storico si ridusse di dimensioni, perché le case e i palazzi “dirupati” - perché in stato di abbandono - venivano demoliti dai loro proprietari forse per non pagarci sopra delle tasse. Infine anche i suoi famosi teatri furono tutti distrutti da incendi.
Questa difficile situazione sociale ed economica, però, non era esclusiva dello Stato della Chiesa, ma riguardava tutto il vecchio sistema di potere – quello che i francesi chiamano ancien regime - costituito dalle monarchie e dalle classi nobili (fa eccezione l’Inghilterra da Enrico VIII in poi, che aveva venduto i beni della Chiesa e creato una nuova classe di proprietari terrieri diversa da quella nobile).
Alla fine con la Rivoluzione francese e con il passaggio dalla produzione artigianale a quella industriale la società feudale è stata sostituita da quella moderna. Essa negli ultimi due secoli ha abolito i titoli nobiliari e la schiavitù (non solo in Europa, ma in tutto il mondo) e ha innalzato il livello di vita al punto che la sua lunghezza è triplicata.
Nella società moderna giocano un ruolo fondamentale gli imprenditori, che il marxismo chiama “capitalisti” che però, a differenza dei nobili del passato, reinvestono i loro capitali in attività produttive, cosa di cui beneficiano l’economia e tutta la società.
Il marxismo però ignora, anzi rovescia questi fondamentali dati storici e ha messo sotto accusa proprio la società moderna e le ha dichiarato guerra. Questa ideologia, e i partiti che ad essa si ispirano, fomentano l’odio sociale e la lotta di classe, degli operai contro gli imprenditori, allo scopo di combattere le ingiustizie sociali. Ma tutte le società, anche quelle animali, si fondano sulla collaborazione, non sulla guerra interna, anche se la competizione non scompare mai del tutto. Anzi, la collaborazione tra gli individui che la compongono è l’essenza stessa della società. Pertanto la guerra dichiarata dal marxismo contro la società moderna è distruttiva per la società in cui viviamo, ha già causato e continua a causare danni immensi che colpiscono prima di tutto la gente comune, la sua parte più debole.
Alla sinistra si contrappone la destra che però, anche quando si ispira ai principi del liberalismo, non ha ancora elaborato una propria interpretazioni dei temi dell’ambiente e dello sviluppo, con la conseguenza che su questi temi così importanti non ha ancora una politica adeguata ai problemi del mondo di oggi.
Politiche ambientali sbagliate sia a destra che a sinistra.
In Italia la guerra contro la società moderna ha provocato danni tali da farci diventare un Paese di serie B. Se invece che sulla guerra avessimo puntato sulla collaborazione, oggi saremmo il paese più prospero e sviluppato del mondo, non un Paese in cui la gente ha smesso di fare figli perché ha paura del futuro.
Negli ultimi decenni le forze politiche che si ispirano al marxismo hanno strumentalizzato i temi ambientali per imporre delle finte soluzioni che hanno come unico scopo di causare danni all’economia. Infatti, dopo che la crescita economica moderna ha soddisfatto i bisogni fondamentali, sono emersi dei bisogni più sofisticati, tra cui quello di tutelare l’ambiente. E l’interesse dell’opinione pubblica è tale che oggi in nome dell’ambiente si riesce a far passare qualsiasi cosa, anche la più assurda. E le altre forze politiche, per non andare contro corrente, quasi mai cercano di impedirlo. Anzi, dato che non hanno una loro elaborazione dei temi ambientali, hanno addirittura adottato quella della sinistra, che però è stata inventata per fare il massimo danno all’economia e alla società “capitalista”! Così abbiamo il paradosso di un Paese che nel dopoguerra ha visto raddoppiare la superficie dei boschi, tornare la fauna selvatica e crollare le sue emissioni inquinanti, che non fa che denunciare i danni all’ambiente causati dalla società moderna!
I danni all’ambiente sono reali, ma essi riguardano la fase di crescita che porta dalla povertà al benessere (che noi abbiamo superato già da 50 anni), perché in questo periodo la produzione dei beni materiali deve aumentare di alcune decine di volte. Ma questi danni sono un’eredità del passato, cioè della crescita demografica esponenziale e della bassa efficienza produttiva di tutte le altre epoche, problemi che proprio la società moderna è riuscita a risolvere. Inoltre questa stessa società, che è quella in cui viviamo, ha già tutte le soluzioni che possiamo desiderare per i principali problemi di oggi, sia dell’ambiente che dello sviluppo, sia dei paesi sviluppati che degli emergenti, che però vengono sistematicamente ostacolate e impedite.
Oggi le principali strategie della guerra contro la società moderna - capitalista sono due: la prima è favorire con dei pretesti buonisti l’immigrazione illegale e nello stesso tempo impedire con dei pretesti ambientali lo sviluppo dei paesi più poveri. La seconda è quella degli allarmi sul clima, che ha lo scopo di imporre dei costi stratosferici ai paesi più sviluppati col pretesto della “lotta contro il cambiamento climatico”.
Per quanto riguarda il primo punto, ci sono delle mansioni per le quali le aziende non riescono a trovare in Italia abbastanza personale. Ma è assurdo che chi è disposto a fare questi lavori sia costretto a trasferirsi in Italia in maniera illegale. E’ assurdo che debba pagare delle cifre esorbitanti e finanziare delle organizzazioni criminali o terroristiche e che debba poi attraversare il mare in maniera precaria su dei barchini. Ed è ancora più assurdo che molti spendano tutti i loro risparmi per farsi trasportare in Italia dai trafficanti di carne umana, per poi non trovare lavoro e vivere di espedienti o di attività illegali. Infine c’è anche la contraddizioni di istituzioni pubbliche che di fatto favoriscono l’immigrazione clandestina e illegale, mentre il loro compito istituzionale dovrebbe essere quello di applicare le leggi dello Stato. E lo Stato non può rinunciare ad applicare la legge sul proprio territorio, non può rinunciare alla propria sovranità.
Altrettanto contraddittorio è il comportamento delle istituzioni internazionali che sono state create per promuovere lo sviluppo dei paesi più poveri e che invece da anni lavorano attivamente per impedirlo! Un esempio è la Banca mondiale dell’ONU che da molto tempo ha smesso di finanziare le infrastrutture di cui i paesi poveri hanno un disperato bisogno per la loro crescita (e che i paesi sviluppati considerano a casa loro indispensabili). Non si può nemmeno immaginare una combinazione più devastante, giustificata da pretesti ambientali e buonisti, che è stata studiata apposta per fare il massimo danno sia ai paesi sviluppati che a quelli più poveri!
La seconda principale strategia di questa guerra totale è quella degli allarmi sul clima. Allarmi incessanti che hanno come unico vero scopo di imporre delle politiche decine di volte più distruttive di quelle che sono state adottate finora (vedi nel libro FALSO ALLARME di Bjorn Lomborg i costi stratosferici dell’Accordo di Parigi che è stato firmato da quasi tutti i paesi più sviluppati)
Questo libro però ancora non tiene conto dei dati più recenti riguardanti l’influenza del sole sul clima terrestre. Infatti, nonostante quello che ci sentiamo continuamente ripetere, la scienza in questo momento ci sta dicendo che è quasi sicuramente il sole la causa del riscaldamento globale degli ultimi decenni, non l’anidride carbonica. E l’ipotesi solare ha anche il pregio di poter essere verificata, perché gli scienziati hanno collegato il numero delle macchie solari al clima terrestre e negli ultimi due cicli esse sono molto diminuite. Questo significa che, se l’ipotesi solare è corretta, nei prossimi anni dovremmo assistere alla fine di questa fase si riscaldamento globale. Inoltre la CO2 è il principale fattore di crescita delle piante, non il principale nemico della natura e dell’ambiente! E anche la scienza che sta dietro il ciclo del carbonio non può essere messa in discussione. E se l’ipotesi solare nei prossimi anni si dimostrasse corretta, scenario che al momento è di gran lunga il più probabile, rimarranno solo i vantaggi, per l’economia e per l’ambiente, di una maggiore quantità di questo gas (vedi l’articolo: Reimpostare la discussione sul clima).
Infine, dato che l’anidride carbonica è il principale fertilizzante delle piante, in molti casi esso potrebbe essere usato per incrementare la produzione agricola, specialmente nei paesi dove i terreni coltivabili e l’acqua scarseggiano, come nel Medio Oriente e nel Nord Africa. Una soluzione che andrebbe bene sempre e comunque, anche se alla fine risultasse che la causa del riscaldamento globale sia l’anidride carbonica. Infatti questo sarebbe il modo migliore per sottrarla all’atmosfera, usandola per incrementare i raccolti invece di imporre degli altri costi enormi per la “de carbonizzazione”.
Un’analisi del tema ambiente e sviluppo basata sui dati della realtà.
In conclusione il problema non è decidere se siamo di destra o di sinistra, ma se siamo a favore o contro la società moderna. La sinistra dovrebbe abbandonare l’interpretazione irrazionale e anti storica del marxismo, che ha stravolto i dati storici, economici e scientifici, che strumentalizza i temi ambientali e che si nasconde dietro uno schermo di ambientalismo e di buonismo. E ambedue gli schieramenti politici dovrebbero fare propri i valori della cultura liberale (rivoluzione scientifica e tecnologica, economia di mercato e libertà).
La cultura liberale che però non ha ancora incorporato nel suo DNA un’analisi del tema dell’ambiente e dello sviluppo, oggi così importante, come quella presentata in questo sito. Infine sia la destra che la sinistra dovrebbero farsi concorrenza su come adottare le soluzioni che già abbiamo per risolvere i principali problemi di oggi, invece di fare la guerra alla società in cui viviamo. Del resto è difficile credere che la gente voglia davvero questa guerra assurda che ha già provocato così tanti danni.
Ecco una lista delle cose che dovrebbero entrare nell’agenda politica di tutti i partiti, sia di destra che di sinistra, e anche delle cose sbagliate che non si dovrebbero più fare.
ALCUNI ESEMPI DI FINTE SOLUZIONI AI PROBLEMI AMBIENTALI IL CUI VERO SCOPO E’ COMBATTERE LA SOCIETA’ CAPITALISTA E FARE IL MASSIMO DANNO ALL’ECONOMIA.
Energie alternative.
Eolico e fotovoltaico ci sono già costati 300 miliardi di Euro (in realtà molto di più considerando l’inflazione), ma stanno dando un contributo risibile alla produzione di energia elettrica. Questi impianti producono la loro energia in maniera discontinua e imprevedibile oppure nei momenti sbagliati, dovranno essere sostituiti dopo 20 o 25 anni e sono quasi impossibili da smaltire correttamente. Infine, dato che hanno una bassa densità energetica, deturpano inutilmente il paesaggio di intere regioni. Essi uccidono anche migliaia di uccelli e miliardi di insetti. Altrettanto assurdo è pretendere di sostituire le centrali elettriche con i tetti fotovoltaici!
Stesso discorso per i biocarburanti, un’altra grande assurdità. Infatti il loro contenuto energetico è circa uguale all’energia che viene spesa per produrli. E’ proprio con questa politica energetica “alternativa” che siamo diventati un paese di serie B!
Auto a idrogeno.
Un’altra follia assoluta, prima di tutto perché non ci sono sulla Terra giacimenti di idrogeno, poi perché questo gas è il meno adatto per trasportare e immagazzinare energia e immagazzinarla a bordo di un’auto. Infine sono necessarie diverse trasformazioni chimiche, e ogni volta con grandissime perdite energetiche. Questa icona di un certo ambientalismo è ancora più assurda perché oggi le auto elettriche ci sono davvero e nel giro di una decina d’anni faranno crollare le importazioni di energia e di petrolio, cosa importante per un paese che si è impoverito a causa della sua dipendenza energetica. L’auto a idrogeno è solo un altro modo per costringerci a pagare il più possibile per le automobili e l’energia.
Fusione nucleare.
Nonostante quello che molti pensano, questa è un’altra assurdità. E’ vero che in partenza non ci sono delle sostanze radioattive, ma il plasma a 200 milioni di gradi è difficilissimo da ottenere e da controllare, e comunque con costi e problemi tecnici enormi. Inoltre questo particolare stato della materia nel quale gli atomi sono privati dei loro elettroni, emana una grande quantità di radiazione letale che distrugge i materiali con cui sono fatti gli impianti, che per questo non potranno durare più di 20 / 25 anni. La centrali nucleari, al confronto, sono dei semplici giocattoli. Infine, se verranno veramente costruite, esse produrrebbero dell’energia a costi decine di volte più alti di oggi, e se vogliamo aiutare l’economia dobbiamo diminuire il più possibile il costo dell’energia, non il contrario!
ECCO INVECE ALCUNE SOLUZIONI AI PRINCIPALI PROBLEMI DI OGGI CHE LA POLITICA DOVREBBE PORTARE AVANTI.
Centrali nucleari.
Le centrali nucleari sono la fonte di energia ideale, perché potrebbero produrre tutta l’energia di cui abbiamo bisogno in maniera quasi miracolosa, cioè senza bruciare combustibili fossili. E anche in maniera economica e sempre più economica con la tecnologia dei reattori modulari. Inoltre, dato che hanno un’alta densità energetica, non deturpano migliaia di chilometri quadrati di territorio. Quella nucleare è anche una fonte di energia rinnovabile, perché l’uranio lo si potrebbe ricavare anche dal mare, dove ce n’è per decine di milioni di anni. Infine essa è anche la fonte di energia più sicura che si possa immaginare. Però l’energia nucleare è stata oggetto di grandi campagne di disinformazione, purtroppo mai contrastate. Per esempio nessuno ha mai spiegato all’opinione pubblica che a Cernobyl, l’unico caso in cui un reattore nucleare è andato fuori controllo, erano stati disattivati tutti i sistemi di sicurezza … Adesso si parla molto del riscaldamento globale, ma se le centrali nucleari fossero state sostenute invece che ostacolate o impedite, oggi il livello dell’anidride carbonica atmosferica sarebbe molto più basso. Sono ben pochi i paesi che hanno rifiutato questa fonte di energia, e purtroppo noi siamo uno di questi. Vedi l’articolo: “Energia nucleare pulita e sicura”.
Centrali a turbogas.
Le centrali a ciclo combinato a gas sono comparse verso la metà degli anni ’90. Raddoppiavano l’efficienza delle centrali elettriche che sostituivano, per di più usando il gas naturale, che è molto più pulito del carbone e del petrolio e che all’epoca veniva quasi tutto sprecato. Però, dovunque fosse stata progettata la costruzione di uno di questi impianti, lì sono arrivati degli “ambientalisti” che con i più vari pretesti hanno cercato di impaurire l’opinione pubblica perché si opponesse. La maggior parte di queste centrali vennero comunque costruite tanto erano convenienti. Ma non furono poche quelle che vennero impedite.
Auto elettriche e teleriscaldamento.
Le auto elettriche sono molto convenienti per un Paese come il nostro, perché faranno crollare i nostri consumi di carburante e di petrolio, quasi tutto d’importazione (vedi l’articolo: I vantaggi della trazione elettrica). Però l’industria dell’auto dovrà affrontare la difficile transizione dalle auto con motore a combustione interna ai veicoli elettrici. E’ un percorso difficile ma che non si può evitare, perché ci sono già delle Case automobilistiche che hanno messo sul mercato dei modelli validi. Se rimanessimo indietro, rischieremmo di diventare anche in questo settore una terra di conquista. I nostri consumi di petrolio crolleranno, ma avremo bisogno di aumentare un po’ i consumi di metano per produrre l’energia elettrica con cui alimentare le batterie. Metano che però potremmo sostituire con un piano nazionale per scaldare case e uffici in inverno usando il calore di scarto delle centrali elettriche. E sarebbe la FIAT a costruire gli impianti per il teleriscaldamento visto che ne ha già costruito uno a Torino, e questo la aiuterebbe ad affrontare la transizione verso le auto elettriche.
Rigassificatori.
Per installare alcuni rigassificatori e sostituire il gas russo c’è voluto pochissimo tempo, ma avremmo dovuto farlo molto prima. Grazie a questi impianti oggi possiamo andare a comprare il gas dove non arrivano i metanodotti, a condizioni molto migliori e senza dipendere da un fornitore specifico. Inoltre si tratta di gas che viene già estratto dal sottosuolo insieme con il petrolio e poi di solito bruciato inutilmente appena arriva in superficie. Usando questo gas, quindi, otterremo anche di diminuire le emissioni di anidride carbonica. Eppure negli scorsi anni è stata combattuta una vera e propria guerra contro questi impianti, che è il motivo per cui non vennero costruiti. Oggi in poco tempo questo problema l’abbiamo risolto, ma c’è voluto un cambio di governo e la guerra contro l’Ucraina!
Ingegneria genetica.
Le piante geneticamente modificate farebbero crollare il consumo di pesticidi, diminuirebbero i costi per gli agricoltori e potrebbero anche aumentare le rese agricole. Inoltre, nonostante che l’opinione pubblica sia stata convinta del contrario, le piante gm in oltre 30 anni non hanno mai causato danni alla salute delle persone o all’ambiente. Oggi la tecnica di manipolazione genetica è molto precisa, e permette di cancellare, sostituire o inserire le singole lettere del codice genetico. E’ grazie a queste tecniche così potenti che abbiamo sviluppato in pochi mesi dei vaccini contro il COVID. Eppure l’Italia è diventato il paese anti OGM più fondamentalista del mondo. In questo campo abbiamo persino proibito la ricerca scientifica! (vedi l’articolo Piante geneticamente modificate).
NUOVI PROBLEMI DELL’AMBIENTE E DELLO SVILUPPO IN CERCA DI SOLUZIONE
Infrastrutture per lo sviluppo.
Il problema dell’immigrazione irregolare non dovrebbe più essere eluso. Però bisognerebbe anche ottenere la collaborazione dei paesi dell’Africa da cui partono gli immigrati offrendo loro quello che desiderano di più: un po’ del nostro sviluppo! Purtroppo l’ideologia anti sviluppo è stata fatta propria anche dalle massime istituzioni internazionali, tanto che da molti anni la Banca mondiale (dell’ONU) e la Banca europea per gli investimenti hanno bloccato gli investimenti alle infrastrutture di cui i pesi più poveri hanno un disperato bisogno per la loro crescita. L’Italia e l’Europa dovrebbero cercare, per esempio, di rilanciare progetti come La Grande Inga, che prevede la costruzione di una serie di dighe sugli affluenti del fiume Congo, che produrrebbero energia sufficiente per tutta l’Africa centrale (e che si pagherebbero da sole con il valore dell’energia elettrica prodotta). Bisognerebbe anche aumentare i finanziamenti al progetto Grande muraglia verde del Sahel, che potrebbe creare molte opportunità di lavoro proprio nei paesi da cui parte l’immigrazione, anche qui con benefici effetti per l’ambiente. E per quanto riguarda gli immigrati presenti nel nostro paese, dato che ci sono aziende lamentano che molte delle loro offerte di lavoro rimangono inevase, si potrebbero istituire dei corsi di formazione per chiunque, italiano o straniero, sia disposto a fare questi lavori.
Carne a basso impatto ambientale.
L’idea risale all’ormai lontano 1992 e proviene da un biologo famoso, il prof. Edward O. Wilson, da poco scomparso. Questo scienziato aveva lavorato per molti anni in Sud America e vedeva che nel bacino amazzonico sempre nuovi tratti di foresta venivano abbattuti per ricavarne terreni da pascolo. Egli sapeva che lì vivono sette specie di tartarughe appartenenti ad un unico genere, tutte ricercate per la loro carne e per questo intensamente cacciate. Sono tartarughe acquatiche, vegetariane e a crescita rapida, la più grande delle quali, Podocnemis espansa, raggiunge i 50 chili di peso e quasi il metro di lunghezza. Il professor Wilson aveva proposto di allevarle in bacini chiusi e di alimentarle con piante acquatiche raccolte in paludi vicine o con frutta di scarto, sostenendo che avrebbero reso 400 volte più carne per ettaro degli allevamenti bovini allo stato brado (vedi “La diversità della vita” - BUR Rizzoli editore – anno 2009 – pag. 404 / 405). Però questa idea, presentata in un libro che è divenuto un best seller dell’ambientalismo, non è mai stata raccolta da nessuno, forse perché in Sud America non c’è interesse per una produzione di carne alternativa. Ma questa proposta va bene per l’Africa e forse anche per il Sud Est asiatico. Nell’Africa occidentale, ricca di foreste, paludi e corsi d’acqua ma priva di terreni da pascolo, il fabbisogno di carne è in gran parte soddisfatto dalla caccia agli animali della foresta. Con la crescita demografica dell’ultimo secolo, però, la pressione sulla fauna selvatica è diventata insostenibile. Per rifornire i mercati cittadini vengono cacciati anche scimpanzé e gorilla, i nostri parenti più prossimi nel regno animale, che per questo sono stati decimati.
Tra le prede che vengono cacciate ci sono anche delle tartarughe. La proposta è di incaricare dei biologi che lavorano in Africa di individuare qualche specie adatta e di studiarne le condizioni di vita fino ad arrivare ad un allevamento prototipo.
La validità di simili allevamenti è stata già dimostrata per i coccodrilli e i caimani. Il mercato richiede la pelle di coccodrillo per farne scarpe e borse, e fino a poco tempo fa la domanda era soddisfatta dalla caccia di frodo, che però aveva ridotto ad un decimo il numero di questi rettili. Ma da quando sono stati creati gli allevamenti il bracconaggio è stato messo fuori gioco e i coccodrilli e i caimani che vivono allo stato selvatico sono tornati sui valori originari. Per questi allevamenti le uova vengono raccolte nei nidi dei rettili che vivono allo stato selvatico. Ma per le tartarughe potrebbero essere allevati degli esemplari a scopo riproduttivo. In realtà si potrebbero produrre anche delle uova per il consumo diretto. Si otterrebbe anche il guscio o carapace. Non sarà il pregiato materiale con cui una volta si facevano le montature per gli occhiali, perché esso veniva da alcune tartarughe marine che oggi sono specie protette. Ma il carapace delle tartarughe di allevamento sarebbe comunque un materiale adatto per molti prodotti artigianali. Un esempio potrebbe essere il pettinino usato per la grafica di questo sito. L’unico limite è la fantasia.
Carne sintetica.
Moltiplicando delle cellule staminali in coltura, oggi si possono produrre carne, pesce e molluschi “artificiali”. O meglio dei filetti di carne, pesce, seppie e calamari. Dopo decine di anni di ricerca i primi prodotti di questo tipo sono arrivati in qualche supermercato e in qualche ristorante. E’ evidente, però, che in termini di qualità non possono competere con gli analoghi naturali. Questo è il motivo per cui il governo italiano li ha messi fuori legge. In effetti non c’è bisogno di sostituire i polli naturali con quelli artificiali: dobbiamo piuttosto migliorare la qualità di quelli che alleviamo. Però questa proibizione non dovrebbe estendersi al pesce e ai molluschi. Uno dei principali problemi ambientali è l’eccessiva pressione della pesca nei mari e negli oceani e non conosciamo le conseguenze a lungo termine sugli ecosistemi marini. I pesci e i molluschi “artificiali” potrebbero alleggerire la pressione della pesca, dando modo alle popolazioni ittiche di riprendersi. Per esempio una volta i merluzzi erano 100 o 200 volte più abbondanti di oggi. Se questa fosse ancora la situazione, ne potremmo pescare in maniera sostenibile 10 o 20 volte di più.
Plastica.
La plastica costa poco e si presta a moltissimi usi. Per questo ne produciamo molta, che poi spesso finisce in mare dove provoca diversi danni, oppure nelle discariche. Insomma è un grosso problema ambientale, anche se la ricerca ha dimostrato che la plastica che finisce in mare si degrada molto più velocemente di quello che si pensava. Però adesso è stato trovato un batterio che la mangia. E gli scienziati sono già al lavoro per individuare altri batteri come questo e per trovare il modo di usarli per eliminare la plastica prima che finisca nell’ambiente.
Dispositivi elettronici.
Gli smartphone, che si sono diffusi velocemente in tutto il mondo, riescono a fare molte cose impensabili fino a poco tempo fa. Hanno dei meravigliosi schermi a colori ad alta definizione, minuscole macchine fotografiche ecc. Essi però contengono diversi elementi rari e preziosi, che per di più si trovano solo in pochi luoghi al mondo. Per esempio da 20 di questi apparecchi si potrebbe ricavare un grammo d’oro. Però questi dispositivi non sono stati progettati per facilitarne il riciclaggio dei materiali rari che contengono. Forse prima o poi li spediremo in qualche paese dove la manodopera costa poco, in modo che le varie parti possano essere separate manualmente. Ma sarebbe meglio progettarli in modo da facilitare il recupero degli elementi preziosi che contengono.
Al centro del tema ambiente e sviluppo c’è il nostro giudizio sulla società moderna, che non è la causa della povertà e delle ingiustizie sociali come pretende il marxismo, ma al contrario l’unico rimedio.
Marx non ha capito la crescita economica moderna e il lavoro di economisti come Adam Smith e David Ricardo, i quali hanno dimostrato i vantaggi della specializzazione produttiva e del commercio.
Marx afferma, senza però dimostrare nulla, che c’è una contrapposizione di interessi tra i “capitalisti” che li sfruttano e i lavoratori che vengono sfruttati, e accusa la società moderna - capitalista di essere la causa delle ingiustizie sociali.
In realtà i capitalisti, che sarebbe meglio chiamare imprenditori, svolgono un ruolo fondamentale per l’economia e per la creazione dei posti di lavoro, perché sono pochi quelli che riescono ad inventarsi dei beni e dei servizi e ad organizzarne la produzione e la vendita in un mercato competitivo (cosa che non riesce a fare uno stato sovietico).
E non è nemmeno vero che c’è un radicale contrasto di interessi tra imprenditori e lavoratori come in natura tra predatori e prede, perché ci deve sempre essere equilibrio tra la produttività e quello che l’imprenditore spende per il lavoro e gli altri strumenti della produzione. Un imprenditore non può pagare né molto di più né molto di meno per i vari fattori della produzione rispetto alla produttività, che siano macchinari o forza lavoro, perché in ambedue i casi andrebbe fuori mercato e sarebbe costretto a chiudere. Questo significa che tutte e due le parti hanno un fondamentale interesse a collaborare per aumentare la produttività, che è anche l’unica condizione per aumentare sia i profitti dell’imprenditore che le retribuzioni (reali) dei lavoratori dipendenti.
Eppure il marxismo ha avuto una grande fortuna perché anche nella nostra società di ingiustizie ce ne sono molte e viene naturale accusare i più ricchi di esserne la causa. Però per rendere la società più giusta non dobbiamo combattere la società moderna in quanto tale, che invece è la soluzione, ma cercare di risolverne i problemi.
La strumentalizzazione dei temi ambientali.
L’ampia analisi del tema ambiente e sviluppo presentata in questo sito ha dimostrato che la società moderna è l’unica sostenibile sia sul piano sociale che ambientale mai comparsa nella storia umana. Negli ultimi due secoli essa ha abolito la schiavitù, ha diffuso la democrazia e ha triplicato su scala mondiale la lunghezza media della vita, cosa che implica un enorme miglioramento della sua qualità.
La società moderna ci ha anche regalato un enorme aumento della conoscenza che abbiamo del mondo: della natura, di noi stessi e dell’universo. Anche per questo è difficile per noi oggi immaginare le condizioni di vita, molto peggiori delle nostre, anche solo di pochi secoli fa (vedi per esempio la pagina “La scienza prima di Galilei e Newton”).
Infine la società in cui viviamo, contrariamente a quello che molti pensano, è anche l’unica sostenibile sul piano ambientale, e lo sarebbe ancora di più se le soluzioni migliori che abbiamo non fossero state ostacolate o impedite per non fare dei regali alla società capitalista.
Durante la fase di crescita che porta dalla povertà al benessere aumenta, e anche molto, la produzione dei beni materiali e con essa l’impatto ambientale. Per questo molti pensano che la società in cui viviamo non sia sostenibile. Ma questi danni possono essere considerati un’eredità del passato, cioè di società che erano sempre in crescita demografica esponenziale e che producevano i loro beni in maniera altamente inefficiente. Ad essere sostenibili invece, per i motivi opposti, sono le società sviluppate, sia perché sono le uniche che non sono più in crescita demografica sia perché, raggiunti i limiti del mercato, la produzione dei beni materiali smette di aumentare e si assesta su livelli più bassi. I beni di cui abbiamo bisogno, poi, li produciamo in maniera sempre più efficiente, cioè consumando sempre meno risorse naturali. Infine la società moderna, dato che ha già soddisfatto i bisogni primari, è anche l’unica interessata alla tutela dell’ambiente.
Per quanto riguarda invece i paesi emergenti, essi stanno crescendo a ritmi che sono persino superiori a quelli del boom economico italiano degli anni ‘50 e ‘60 e anche le loro economie si stanno orientando sempre di più sui servizi. Stanno anche raggiungendo la stabilità demografica, perché è dalla metà degli anni ’90 che in media mondiale il numero di nuovi nati si è stabilizzato.
Oggi le attività umane vengono sistematicamente messe sotto accusa, mentre la natura è stata idealizzata al punto che spesso si sente dire che essa è buona mentre la società umana è cattiva perché è quella che ha inventato la guerra. In realtà la natura è crudele e spietata quanto lo sono le guerre, ma la società moderna, non più in crescita demografica e con un’economia che per funzionare ha bisogno di libertà, pace e sicurezza, è l’unica nella Storia ad avere abolito la guerra.
Purtroppo di guerre ce ne sono ancora, ma a volerle sono proprio i paesi più lontani dalla società moderna o che addirittura la combattono. Come il fascismo che inveiva contro le “plutocrazie” (o regimi del denaro); in realtà democrazie che avevano raggiunto il loro più alto tenore di vita con una pacifica crescita economica. Oppure come la Russia di Putin che si sente in guerra contro “il nuovo ordine mondiale” e che per questo da anni sta finanziando e armando tutti i dittatori, le bande criminali e i terroristi del mondo.
Ma poi di quale ordine stiamo parlando? Sono i dati dell’ONU a dirci che nell’ultimo mezzo secolo tutti gli indicatori globali dello sviluppo hanno conosciuto uno straordinario miglioramento e questo è avvenuto perché quasi tutto il mondo ha adottato la società moderna e sta uscendo velocemente dalla povertà. Se è questo il nuovo ordine mondiale, ben venga!
Perché dovremmo combattere, con dei pretesti ambientali e buonisti, una società libera, prospera e pacifica, non più in crescita demografica, che consuma sempre meno risorse naturali e che è anche l’unica che si preoccupa dell’ambiente?
Destra o sinistra?
La guerra contro la società moderna viene condotta dalle forze che si ispirano all’ideologia marxista. Questo però che cosa significa, che dovremmo votare tutti per la destra?
A dire la verità ci sono due tipi di destre. Innanzi tutto c’è la destra tradizionale, che non è altro che l’espressione delle vecchie classi dominanti, cioè delle monarchie e della classe nobile e, in tempi più recenti, delle dittature. E poi c’è la destra liberale, che è essa pure un’elite economica e politica, che però si contrappone alle monarchie e alle dittature perché si fonda sui valori della società moderna, che sono la rivoluzione scientifica e tecnologica, l’economia di mercato, la libertà e la democrazia. Ma anche sull’attività imprenditoriale nel contesto dell’economia di mercato e dello stato di diritto, invece che sui privilegi di nascita e la rendita fondiaria. Queste due destre sono tra loro incompatibili, anche se sono entrambe opposte alla sinistra.
La storia di Ferrara ci può insegnare qualcosa.
Per esempio se leggiamo l’Istoria di Ferrara di Girolamo Baruffaldi (1675 – 1753) che copre il periodo che va dall’anno 1655 all’anno 1700, possiamo toccare con mano questa differenza. Nel 1598 gli Este se ne erano andati da Ferrara per essere sostituiti dallo Stato della Chiesa e dai legati pontifici. Il potere era nelle mani delle famiglie nobili e dell’alto clero, che erano i soli che possedevano la terra, la principale e quasi unica fonte di reddito.
Questa era la situazione anche nell’epoca romana, quando le attività artigianali e il commercio erano all’ultimo posto della scala sociale. All’inizio del secondo impero Diocleziano creò le corporazioni di arti e mestieri, allo scopo di rendere gli appartenenti a queste categorie solidali nel pagamento delle tasse.
Poi con la fine dell’impero romano crollò l’intera società civile e nei secoli bui del Medioevo la Chiesa e le corporazioni furono le uniche istituzioni cittadine che riuscirono a sopravvivere.
Nella città le corporazioni presero il controllo della politica: è l’epoca dei Comuni che si autodefinivano repubbliche perché le loro istituzioni di governo si ispiravano a quelle della repubblica romana. Nelle campagne vigeva invece il diritto feudale, dato che erano i nobili a possedere la terra.
In Italia ai Comuni subentrarono le Signorie che, come quella degli Este a Ferrara, cercavano di accumulare ricchezza, potere e tesori. Però per lo più esse conservarono le istituzioni amministrative comunali e sostennero le attività economiche cittadine, perché avevano capito che avrebbero potuto ottenere di più dai dazi e dalle tasse.
Con questa politica la città di Ferrara, che controllava le vie di commercio fluviali della Pianura Padana prima del loro sbocco in mare, raggiunse una relativa prosperità e crebbe di dimensioni. Però siamo ancora molto lontani dalla società moderna, perché mancavano le tecnologie di oggi e delle adeguate fonti di energia,
e la grande maggioranza della popolazione rimaneva molto povera.
Gli Este e la stessa città di Ferrara accumularono immensi tesori e collezioni d’arte, anche se alla fine questo patrimonio andò quasi tutto distrutto o disperso. E anche i monumenti più importanti nel corso dei secoli sono andati perduti (quasi tutti) o sono stati gravemente manomessi.
Quando lo Stato della Chiesa sostituì la signoria degli Este, mantenne le istituzioni cittadine dell’epoca comunale, ma era meno interessato alle attività artigianali e al commercio, che erano considerate di importanza minore rispetto all’agricoltura dalla quale i nobili e l’alto clero ottenevano le loro rendite. E gli artigiani, come nell’epoca romana, erano di nuovo finiti all’ultimo posto della scala sociale.
Le difficoltà dell’economia erano aggravate dal clima molto rigido. Nella seconda metà del Seicento siamo nel culmine della “piccola glaciazione” e spesso il Po, il Reno e i fiumi della Romagna esondavano perché in inverno faceva molto freddo, nelle montagne si accumulava tantissima neve, che poi tra aprile e giugno si scioglieva e andava ad aggiungersi alle piogge primaverili, come racconta il Baruffaldi a pag. 274 e 425 della sua Istoria.
Per questo lo Stato della Chiesa faceva tutto quello che poteva per rafforzare gli argini dei fiumi, anche se con scarsi risultati, mentre ci vollero decenni prima che lo stato pontificio trovasse le risorse per lo scavo del Po di Volano, un canale che collega il Po Grande al mare passando per Ferrara, che si era interrato e non era più navigabile. L’interruzione della navigazione aveva creato enormi difficoltà all’economia cittadina. Per tutti questi motivi la situazione peggiorò al punto che, come ci racconta il Baruffaldi a pag. 196 dell’Istoria, la popolazione al tempo degli ultimi principi estensi era due terzi più numerosa che nella sua epoca (il che equivale a dire che nel primo secolo di dominio dei Papa – Re, la popolazione di Ferrara era diminuita del 40%).
La miseria era sotto gli occhi di tutti, ma gli unici rimedi conosciuti erano le funzioni religiose e le elemosine. I buoni sentimenti sono sempre importanti, però con le elemosine il volume dell’economia non aumenta e, tenendo conto della crescita demografica, la povertà non può diminuire.
In questo contesto i nobili, che spesso disponevano di grossi capitali, li impiegavano per consumi di lusso, per costruire chiese e palazzi o per organizzare spettacoli teatrali e tornei cavallereschi, a volte con macchine sceniche costosissime, allo scopo di aumentare il loro prestigio e ottenere altri privilegi. E questo anche quando la gente moriva di fame o di freddo.
Con la diminuzione dei suoi abitanti anche il centro storico si ridusse di dimensioni, perché le case e i palazzi “dirupati” - perché in stato di abbandono - venivano demoliti dai loro proprietari forse per non pagarci sopra delle tasse. Infine anche i suoi famosi teatri furono tutti distrutti da incendi.
Questa difficile situazione sociale ed economica, però, non era esclusiva dello Stato della Chiesa, ma riguardava tutto il vecchio sistema di potere – quello che i francesi chiamano ancien regime - costituito dalle monarchie e dalle classi nobili (fa eccezione l’Inghilterra da Enrico VIII in poi, che aveva venduto i beni della Chiesa e creato una nuova classe di proprietari terrieri diversa da quella nobile).
Alla fine con la Rivoluzione francese e con il passaggio dalla produzione artigianale a quella industriale la società feudale è stata sostituita da quella moderna. Essa negli ultimi due secoli ha abolito i titoli nobiliari e la schiavitù (non solo in Europa, ma in tutto il mondo) e ha innalzato il livello di vita al punto che la sua lunghezza è triplicata.
Nella società moderna giocano un ruolo fondamentale gli imprenditori, che il marxismo chiama “capitalisti” che però, a differenza dei nobili del passato, reinvestono i loro capitali in attività produttive, cosa di cui beneficiano l’economia e tutta la società.
Il marxismo però ignora, anzi rovescia questi fondamentali dati storici e ha messo sotto accusa proprio la società moderna e le ha dichiarato guerra. Questa ideologia, e i partiti che ad essa si ispirano, fomentano l’odio sociale e la lotta di classe, degli operai contro gli imprenditori, allo scopo di combattere le ingiustizie sociali. Ma tutte le società, anche quelle animali, si fondano sulla collaborazione, non sulla guerra interna, anche se la competizione non scompare mai del tutto. Anzi, la collaborazione tra gli individui che la compongono è l’essenza stessa della società. Pertanto la guerra dichiarata dal marxismo contro la società moderna è distruttiva per la società in cui viviamo, ha già causato e continua a causare danni immensi che colpiscono prima di tutto la gente comune, la sua parte più debole.
Alla sinistra si contrappone la destra che però, anche quando si ispira ai principi del liberalismo, non ha ancora elaborato una propria interpretazioni dei temi dell’ambiente e dello sviluppo, con la conseguenza che su questi temi così importanti non ha ancora una politica adeguata ai problemi del mondo di oggi.
Politiche ambientali sbagliate sia a destra che a sinistra.
In Italia la guerra contro la società moderna ha provocato danni tali da farci diventare un Paese di serie B. Se invece che sulla guerra avessimo puntato sulla collaborazione, oggi saremmo il paese più prospero e sviluppato del mondo, non un Paese in cui la gente ha smesso di fare figli perché ha paura del futuro.
Negli ultimi decenni le forze politiche che si ispirano al marxismo hanno strumentalizzato i temi ambientali per imporre delle finte soluzioni che hanno come unico scopo di causare danni all’economia. Infatti, dopo che la crescita economica moderna ha soddisfatto i bisogni fondamentali, sono emersi dei bisogni più sofisticati, tra cui quello di tutelare l’ambiente. E l’interesse dell’opinione pubblica è tale che oggi in nome dell’ambiente si riesce a far passare qualsiasi cosa, anche la più assurda. E le altre forze politiche, per non andare contro corrente, quasi mai cercano di impedirlo. Anzi, dato che non hanno una loro elaborazione dei temi ambientali, hanno addirittura adottato quella della sinistra, che però è stata inventata per fare il massimo danno all’economia e alla società “capitalista”! Così abbiamo il paradosso di un Paese che nel dopoguerra ha visto raddoppiare la superficie dei boschi, tornare la fauna selvatica e crollare le sue emissioni inquinanti, che non fa che denunciare i danni all’ambiente causati dalla società moderna!
I danni all’ambiente sono reali, ma essi riguardano la fase di crescita che porta dalla povertà al benessere (che noi abbiamo superato già da 50 anni), perché in questo periodo la produzione dei beni materiali deve aumentare di alcune decine di volte. Ma questi danni sono un’eredità del passato, cioè della crescita demografica esponenziale e della bassa efficienza produttiva di tutte le altre epoche, problemi che proprio la società moderna è riuscita a risolvere. Inoltre questa stessa società, che è quella in cui viviamo, ha già tutte le soluzioni che possiamo desiderare per i principali problemi di oggi, sia dell’ambiente che dello sviluppo, sia dei paesi sviluppati che degli emergenti, che però vengono sistematicamente ostacolate e impedite.
Oggi le principali strategie della guerra contro la società moderna - capitalista sono due: la prima è favorire con dei pretesti buonisti l’immigrazione illegale e nello stesso tempo impedire con dei pretesti ambientali lo sviluppo dei paesi più poveri. La seconda è quella degli allarmi sul clima, che ha lo scopo di imporre dei costi stratosferici ai paesi più sviluppati col pretesto della “lotta contro il cambiamento climatico”.
Per quanto riguarda il primo punto, ci sono delle mansioni per le quali le aziende non riescono a trovare in Italia abbastanza personale. Ma è assurdo che chi è disposto a fare questi lavori sia costretto a trasferirsi in Italia in maniera illegale. E’ assurdo che debba pagare delle cifre esorbitanti e finanziare delle organizzazioni criminali o terroristiche e che debba poi attraversare il mare in maniera precaria su dei barchini. Ed è ancora più assurdo che molti spendano tutti i loro risparmi per farsi trasportare in Italia dai trafficanti di carne umana, per poi non trovare lavoro e vivere di espedienti o di attività illegali. Infine c’è anche la contraddizioni di istituzioni pubbliche che di fatto favoriscono l’immigrazione clandestina e illegale, mentre il loro compito istituzionale dovrebbe essere quello di applicare le leggi dello Stato. E lo Stato non può rinunciare ad applicare la legge sul proprio territorio, non può rinunciare alla propria sovranità.
Altrettanto contraddittorio è il comportamento delle istituzioni internazionali che sono state create per promuovere lo sviluppo dei paesi più poveri e che invece da anni lavorano attivamente per impedirlo! Un esempio è la Banca mondiale dell’ONU che da molto tempo ha smesso di finanziare le infrastrutture di cui i paesi poveri hanno un disperato bisogno per la loro crescita (e che i paesi sviluppati considerano a casa loro indispensabili). Non si può nemmeno immaginare una combinazione più devastante, giustificata da pretesti ambientali e buonisti, che è stata studiata apposta per fare il massimo danno sia ai paesi sviluppati che a quelli più poveri!
La seconda principale strategia di questa guerra totale è quella degli allarmi sul clima. Allarmi incessanti che hanno come unico vero scopo di imporre delle politiche decine di volte più distruttive di quelle che sono state adottate finora (vedi nel libro FALSO ALLARME di Bjorn Lomborg i costi stratosferici dell’Accordo di Parigi che è stato firmato da quasi tutti i paesi più sviluppati)
Questo libro però ancora non tiene conto dei dati più recenti riguardanti l’influenza del sole sul clima terrestre. Infatti, nonostante quello che ci sentiamo continuamente ripetere, la scienza in questo momento ci sta dicendo che è quasi sicuramente il sole la causa del riscaldamento globale degli ultimi decenni, non l’anidride carbonica. E l’ipotesi solare ha anche il pregio di poter essere verificata, perché gli scienziati hanno collegato il numero delle macchie solari al clima terrestre e negli ultimi due cicli esse sono molto diminuite. Questo significa che, se l’ipotesi solare è corretta, nei prossimi anni dovremmo assistere alla fine di questa fase si riscaldamento globale. Inoltre la CO2 è il principale fattore di crescita delle piante, non il principale nemico della natura e dell’ambiente! E anche la scienza che sta dietro il ciclo del carbonio non può essere messa in discussione. E se l’ipotesi solare nei prossimi anni si dimostrasse corretta, scenario che al momento è di gran lunga il più probabile, rimarranno solo i vantaggi, per l’economia e per l’ambiente, di una maggiore quantità di questo gas (vedi l’articolo: Reimpostare la discussione sul clima).
Infine, dato che l’anidride carbonica è il principale fertilizzante delle piante, in molti casi esso potrebbe essere usato per incrementare la produzione agricola, specialmente nei paesi dove i terreni coltivabili e l’acqua scarseggiano, come nel Medio Oriente e nel Nord Africa. Una soluzione che andrebbe bene sempre e comunque, anche se alla fine risultasse che la causa del riscaldamento globale sia l’anidride carbonica. Infatti questo sarebbe il modo migliore per sottrarla all’atmosfera, usandola per incrementare i raccolti invece di imporre degli altri costi enormi per la “de carbonizzazione”.
Un’analisi del tema ambiente e sviluppo basata sui dati della realtà.
In conclusione il problema non è decidere se siamo di destra o di sinistra, ma se siamo a favore o contro la società moderna. La sinistra dovrebbe abbandonare l’interpretazione irrazionale e anti storica del marxismo, che ha stravolto i dati storici, economici e scientifici, che strumentalizza i temi ambientali e che si nasconde dietro uno schermo di ambientalismo e di buonismo. E ambedue gli schieramenti politici dovrebbero fare propri i valori della cultura liberale (rivoluzione scientifica e tecnologica, economia di mercato e libertà).
La cultura liberale che però non ha ancora incorporato nel suo DNA un’analisi del tema dell’ambiente e dello sviluppo, oggi così importante, come quella presentata in questo sito. Infine sia la destra che la sinistra dovrebbero farsi concorrenza su come adottare le soluzioni che già abbiamo per risolvere i principali problemi di oggi, invece di fare la guerra alla società in cui viviamo. Del resto è difficile credere che la gente voglia davvero questa guerra assurda che ha già provocato così tanti danni.
Ecco una lista delle cose che dovrebbero entrare nell’agenda politica di tutti i partiti, sia di destra che di sinistra, e anche delle cose sbagliate che non si dovrebbero più fare.
ALCUNI ESEMPI DI FINTE SOLUZIONI AI PROBLEMI AMBIENTALI IL CUI VERO SCOPO E’ COMBATTERE LA SOCIETA’ CAPITALISTA E FARE IL MASSIMO DANNO ALL’ECONOMIA.
Energie alternative.
Eolico e fotovoltaico ci sono già costati 300 miliardi di Euro (in realtà molto di più considerando l’inflazione), ma stanno dando un contributo risibile alla produzione di energia elettrica. Questi impianti producono la loro energia in maniera discontinua e imprevedibile oppure nei momenti sbagliati, dovranno essere sostituiti dopo 20 o 25 anni e sono quasi impossibili da smaltire correttamente. Infine, dato che hanno una bassa densità energetica, deturpano inutilmente il paesaggio di intere regioni. Essi uccidono anche migliaia di uccelli e miliardi di insetti. Altrettanto assurdo è pretendere di sostituire le centrali elettriche con i tetti fotovoltaici!
Stesso discorso per i biocarburanti, un’altra grande assurdità. Infatti il loro contenuto energetico è circa uguale all’energia che viene spesa per produrli. E’ proprio con questa politica energetica “alternativa” che siamo diventati un paese di serie B!
Auto a idrogeno.
Un’altra follia assoluta, prima di tutto perché non ci sono sulla Terra giacimenti di idrogeno, poi perché questo gas è il meno adatto per trasportare e immagazzinare energia e immagazzinarla a bordo di un’auto. Infine sono necessarie diverse trasformazioni chimiche, e ogni volta con grandissime perdite energetiche. Questa icona di un certo ambientalismo è ancora più assurda perché oggi le auto elettriche ci sono davvero e nel giro di una decina d’anni faranno crollare le importazioni di energia e di petrolio, cosa importante per un paese che si è impoverito a causa della sua dipendenza energetica. L’auto a idrogeno è solo un altro modo per costringerci a pagare il più possibile per le automobili e l’energia.
Fusione nucleare.
Nonostante quello che molti pensano, questa è un’altra assurdità. E’ vero che in partenza non ci sono delle sostanze radioattive, ma il plasma a 200 milioni di gradi è difficilissimo da ottenere e da controllare, e comunque con costi e problemi tecnici enormi. Inoltre questo particolare stato della materia nel quale gli atomi sono privati dei loro elettroni, emana una grande quantità di radiazione letale che distrugge i materiali con cui sono fatti gli impianti, che per questo non potranno durare più di 20 / 25 anni. La centrali nucleari, al confronto, sono dei semplici giocattoli. Infine, se verranno veramente costruite, esse produrrebbero dell’energia a costi decine di volte più alti di oggi, e se vogliamo aiutare l’economia dobbiamo diminuire il più possibile il costo dell’energia, non il contrario!
ECCO INVECE ALCUNE SOLUZIONI AI PRINCIPALI PROBLEMI DI OGGI CHE LA POLITICA DOVREBBE PORTARE AVANTI.
Centrali nucleari.
Le centrali nucleari sono la fonte di energia ideale, perché potrebbero produrre tutta l’energia di cui abbiamo bisogno in maniera quasi miracolosa, cioè senza bruciare combustibili fossili. E anche in maniera economica e sempre più economica con la tecnologia dei reattori modulari. Inoltre, dato che hanno un’alta densità energetica, non deturpano migliaia di chilometri quadrati di territorio. Quella nucleare è anche una fonte di energia rinnovabile, perché l’uranio lo si potrebbe ricavare anche dal mare, dove ce n’è per decine di milioni di anni. Infine essa è anche la fonte di energia più sicura che si possa immaginare. Però l’energia nucleare è stata oggetto di grandi campagne di disinformazione, purtroppo mai contrastate. Per esempio nessuno ha mai spiegato all’opinione pubblica che a Cernobyl, l’unico caso in cui un reattore nucleare è andato fuori controllo, erano stati disattivati tutti i sistemi di sicurezza … Adesso si parla molto del riscaldamento globale, ma se le centrali nucleari fossero state sostenute invece che ostacolate o impedite, oggi il livello dell’anidride carbonica atmosferica sarebbe molto più basso. Sono ben pochi i paesi che hanno rifiutato questa fonte di energia, e purtroppo noi siamo uno di questi. Vedi l’articolo: “Energia nucleare pulita e sicura”.
Centrali a turbogas.
Le centrali a ciclo combinato a gas sono comparse verso la metà degli anni ’90. Raddoppiavano l’efficienza delle centrali elettriche che sostituivano, per di più usando il gas naturale, che è molto più pulito del carbone e del petrolio e che all’epoca veniva quasi tutto sprecato. Però, dovunque fosse stata progettata la costruzione di uno di questi impianti, lì sono arrivati degli “ambientalisti” che con i più vari pretesti hanno cercato di impaurire l’opinione pubblica perché si opponesse. La maggior parte di queste centrali vennero comunque costruite tanto erano convenienti. Ma non furono poche quelle che vennero impedite.
Auto elettriche e teleriscaldamento.
Le auto elettriche sono molto convenienti per un Paese come il nostro, perché faranno crollare i nostri consumi di carburante e di petrolio, quasi tutto d’importazione (vedi l’articolo: I vantaggi della trazione elettrica). Però l’industria dell’auto dovrà affrontare la difficile transizione dalle auto con motore a combustione interna ai veicoli elettrici. E’ un percorso difficile ma che non si può evitare, perché ci sono già delle Case automobilistiche che hanno messo sul mercato dei modelli validi. Se rimanessimo indietro, rischieremmo di diventare anche in questo settore una terra di conquista. I nostri consumi di petrolio crolleranno, ma avremo bisogno di aumentare un po’ i consumi di metano per produrre l’energia elettrica con cui alimentare le batterie. Metano che però potremmo sostituire con un piano nazionale per scaldare case e uffici in inverno usando il calore di scarto delle centrali elettriche. E sarebbe la FIAT a costruire gli impianti per il teleriscaldamento visto che ne ha già costruito uno a Torino, e questo la aiuterebbe ad affrontare la transizione verso le auto elettriche.
Rigassificatori.
Per installare alcuni rigassificatori e sostituire il gas russo c’è voluto pochissimo tempo, ma avremmo dovuto farlo molto prima. Grazie a questi impianti oggi possiamo andare a comprare il gas dove non arrivano i metanodotti, a condizioni molto migliori e senza dipendere da un fornitore specifico. Inoltre si tratta di gas che viene già estratto dal sottosuolo insieme con il petrolio e poi di solito bruciato inutilmente appena arriva in superficie. Usando questo gas, quindi, otterremo anche di diminuire le emissioni di anidride carbonica. Eppure negli scorsi anni è stata combattuta una vera e propria guerra contro questi impianti, che è il motivo per cui non vennero costruiti. Oggi in poco tempo questo problema l’abbiamo risolto, ma c’è voluto un cambio di governo e la guerra contro l’Ucraina!
Ingegneria genetica.
Le piante geneticamente modificate farebbero crollare il consumo di pesticidi, diminuirebbero i costi per gli agricoltori e potrebbero anche aumentare le rese agricole. Inoltre, nonostante che l’opinione pubblica sia stata convinta del contrario, le piante gm in oltre 30 anni non hanno mai causato danni alla salute delle persone o all’ambiente. Oggi la tecnica di manipolazione genetica è molto precisa, e permette di cancellare, sostituire o inserire le singole lettere del codice genetico. E’ grazie a queste tecniche così potenti che abbiamo sviluppato in pochi mesi dei vaccini contro il COVID. Eppure l’Italia è diventato il paese anti OGM più fondamentalista del mondo. In questo campo abbiamo persino proibito la ricerca scientifica! (vedi l’articolo Piante geneticamente modificate).
NUOVI PROBLEMI DELL’AMBIENTE E DELLO SVILUPPO IN CERCA DI SOLUZIONE
Infrastrutture per lo sviluppo.
Il problema dell’immigrazione irregolare non dovrebbe più essere eluso. Però bisognerebbe anche ottenere la collaborazione dei paesi dell’Africa da cui partono gli immigrati offrendo loro quello che desiderano di più: un po’ del nostro sviluppo! Purtroppo l’ideologia anti sviluppo è stata fatta propria anche dalle massime istituzioni internazionali, tanto che da molti anni la Banca mondiale (dell’ONU) e la Banca europea per gli investimenti hanno bloccato gli investimenti alle infrastrutture di cui i pesi più poveri hanno un disperato bisogno per la loro crescita. L’Italia e l’Europa dovrebbero cercare, per esempio, di rilanciare progetti come La Grande Inga, che prevede la costruzione di una serie di dighe sugli affluenti del fiume Congo, che produrrebbero energia sufficiente per tutta l’Africa centrale (e che si pagherebbero da sole con il valore dell’energia elettrica prodotta). Bisognerebbe anche aumentare i finanziamenti al progetto Grande muraglia verde del Sahel, che potrebbe creare molte opportunità di lavoro proprio nei paesi da cui parte l’immigrazione, anche qui con benefici effetti per l’ambiente. E per quanto riguarda gli immigrati presenti nel nostro paese, dato che ci sono aziende lamentano che molte delle loro offerte di lavoro rimangono inevase, si potrebbero istituire dei corsi di formazione per chiunque, italiano o straniero, sia disposto a fare questi lavori.
Carne a basso impatto ambientale.
L’idea risale all’ormai lontano 1992 e proviene da un biologo famoso, il prof. Edward O. Wilson, da poco scomparso. Questo scienziato aveva lavorato per molti anni in Sud America e vedeva che nel bacino amazzonico sempre nuovi tratti di foresta venivano abbattuti per ricavarne terreni da pascolo. Egli sapeva che lì vivono sette specie di tartarughe appartenenti ad un unico genere, tutte ricercate per la loro carne e per questo intensamente cacciate. Sono tartarughe acquatiche, vegetariane e a crescita rapida, la più grande delle quali, Podocnemis espansa, raggiunge i 50 chili di peso e quasi il metro di lunghezza. Il professor Wilson aveva proposto di allevarle in bacini chiusi e di alimentarle con piante acquatiche raccolte in paludi vicine o con frutta di scarto, sostenendo che avrebbero reso 400 volte più carne per ettaro degli allevamenti bovini allo stato brado (vedi “La diversità della vita” - BUR Rizzoli editore – anno 2009 – pag. 404 / 405). Però questa idea, presentata in un libro che è divenuto un best seller dell’ambientalismo, non è mai stata raccolta da nessuno, forse perché in Sud America non c’è interesse per una produzione di carne alternativa. Ma questa proposta va bene per l’Africa e forse anche per il Sud Est asiatico. Nell’Africa occidentale, ricca di foreste, paludi e corsi d’acqua ma priva di terreni da pascolo, il fabbisogno di carne è in gran parte soddisfatto dalla caccia agli animali della foresta. Con la crescita demografica dell’ultimo secolo, però, la pressione sulla fauna selvatica è diventata insostenibile. Per rifornire i mercati cittadini vengono cacciati anche scimpanzé e gorilla, i nostri parenti più prossimi nel regno animale, che per questo sono stati decimati.
Tra le prede che vengono cacciate ci sono anche delle tartarughe. La proposta è di incaricare dei biologi che lavorano in Africa di individuare qualche specie adatta e di studiarne le condizioni di vita fino ad arrivare ad un allevamento prototipo.
La validità di simili allevamenti è stata già dimostrata per i coccodrilli e i caimani. Il mercato richiede la pelle di coccodrillo per farne scarpe e borse, e fino a poco tempo fa la domanda era soddisfatta dalla caccia di frodo, che però aveva ridotto ad un decimo il numero di questi rettili. Ma da quando sono stati creati gli allevamenti il bracconaggio è stato messo fuori gioco e i coccodrilli e i caimani che vivono allo stato selvatico sono tornati sui valori originari. Per questi allevamenti le uova vengono raccolte nei nidi dei rettili che vivono allo stato selvatico. Ma per le tartarughe potrebbero essere allevati degli esemplari a scopo riproduttivo. In realtà si potrebbero produrre anche delle uova per il consumo diretto. Si otterrebbe anche il guscio o carapace. Non sarà il pregiato materiale con cui una volta si facevano le montature per gli occhiali, perché esso veniva da alcune tartarughe marine che oggi sono specie protette. Ma il carapace delle tartarughe di allevamento sarebbe comunque un materiale adatto per molti prodotti artigianali. Un esempio potrebbe essere il pettinino usato per la grafica di questo sito. L’unico limite è la fantasia.
Carne sintetica.
Moltiplicando delle cellule staminali in coltura, oggi si possono produrre carne, pesce e molluschi “artificiali”. O meglio dei filetti di carne, pesce, seppie e calamari. Dopo decine di anni di ricerca i primi prodotti di questo tipo sono arrivati in qualche supermercato e in qualche ristorante. E’ evidente, però, che in termini di qualità non possono competere con gli analoghi naturali. Questo è il motivo per cui il governo italiano li ha messi fuori legge. In effetti non c’è bisogno di sostituire i polli naturali con quelli artificiali: dobbiamo piuttosto migliorare la qualità di quelli che alleviamo. Però questa proibizione non dovrebbe estendersi al pesce e ai molluschi. Uno dei principali problemi ambientali è l’eccessiva pressione della pesca nei mari e negli oceani e non conosciamo le conseguenze a lungo termine sugli ecosistemi marini. I pesci e i molluschi “artificiali” potrebbero alleggerire la pressione della pesca, dando modo alle popolazioni ittiche di riprendersi. Per esempio una volta i merluzzi erano 100 o 200 volte più abbondanti di oggi. Se questa fosse ancora la situazione, ne potremmo pescare in maniera sostenibile 10 o 20 volte di più.
Plastica.
La plastica costa poco e si presta a moltissimi usi. Per questo ne produciamo molta, che poi spesso finisce in mare dove provoca diversi danni, oppure nelle discariche. Insomma è un grosso problema ambientale, anche se la ricerca ha dimostrato che la plastica che finisce in mare si degrada molto più velocemente di quello che si pensava. Però adesso è stato trovato un batterio che la mangia. E gli scienziati sono già al lavoro per individuare altri batteri come questo e per trovare il modo di usarli per eliminare la plastica prima che finisca nell’ambiente.
Dispositivi elettronici.
Gli smartphone, che si sono diffusi velocemente in tutto il mondo, riescono a fare molte cose impensabili fino a poco tempo fa. Hanno dei meravigliosi schermi a colori ad alta definizione, minuscole macchine fotografiche ecc. Essi però contengono diversi elementi rari e preziosi, che per di più si trovano solo in pochi luoghi al mondo. Per esempio da 20 di questi apparecchi si potrebbe ricavare un grammo d’oro. Però questi dispositivi non sono stati progettati per facilitarne il riciclaggio dei materiali rari che contengono. Forse prima o poi li spediremo in qualche paese dove la manodopera costa poco, in modo che le varie parti possano essere separate manualmente. Ma sarebbe meglio progettarli in modo da facilitare il recupero degli elementi preziosi che contengono.